Le vittime principali della pandemia da coronavirus sono quelle che erano ospitate nelle Rsa, le case di riposo e per disabili sparse per l’Italia. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità , in mille di esse ci sono stati da febbraio quasi 7mila morti, il 40% dei quali per coronavirus, anche se per la gran parte il decesso è stato certificato come da sintomi simil-influenzali. La percentuale più alta di questi casi, addirittura il 43%, appartiene alla Lombardia. Ed è concentrata nelle ultime due settimane di marzo. Si tratta di fatti di una gravità estrema: le persone che erano ricoverate lì, non solo pagavano una retta che comprendeva la loro sicurezza personale, ma non avevano nemmeno la possibilità di scegliere come affrontare la quarantena. Si sono viste arrivare il virus e si sono ammalate senza potersi difendere. Ma il virus, va da sè, qualcuno lo ha portato. Le conclusioni dell’ispezione del Ministero della Salute al Pio Albergo Trivulzio di Milano (il caso più importante per numero di vittime) sono ben illustrate dal sottosegretario Sandra Zampa: «Erano state date disposizioni a tutti di non far entrare possibili contagiati. Invece così è avvenuto. Il virus non vola nell’aria, qualcuno deve averlo portato. Bisogna verificare se sono stati fatti tutti i controlli possibili». Sulla vicenda è aperta un’inchiesta della Guardia di Finanza. E dal canto suo, il governatore Attilio Fontana, ha detto a Mattino Cinque che l’idea di portare malati covid-19 nelle Rsa è stata dei loro tecnici: «La responsabilità è dell’Ats che si è recata sul posto e ha valutato se ci fossero o meno le condizioni; infatti su 705 strutture solo 15 avevano le condizioni e hanno accettato. L’Ats doveva controllare le condizioni delle delibera, ossia l’isolamento in singoli reparti e dipendenti dedicati esclusivamente a quei pazienti, e, sulla base delle risultanze tecniche, abbiamo portato avanti il provvedimento». Ritiene anche di non aver sbagliato nulla e dice che rifarebbe tutto. Nel corso dei controlli nelle Rsa italiane, i Nas ne hanno trovate 104 non conformi, 61 persone sono state denunciate e 157 sanzionate. Quindici strutture sono state chiuse. A Udine è stata evacuata una casa di riposo dove tutti i pazienti erano positivi al coronavirus, a Cosenza di positivi ce n’erano 21 tra ospiti e operatori sanitari. Non sta certo a noi stabilire le responsabilità nei singoli casi. Ma è certo che delle responsabilità , in tutti questi episodi, ci siano: se fossero stati mantenuti i protocolli più ovvi di sicurezza, le Rsa sarebbero risultate come i luoghi meno pericolosi d’Italia, in quanto lì si vive praticamente in continua quarantena. Invece, sono risultate le più esposte al pericolo e alla morte. Nonostante, occorre ribadirlo, le rette fossero pagate anche per l’incolumità di chi vi risiedeva. Per tale ragione, come Avisl Onlus saremo vicini a tutti coloro che hanno perso i propri cari là dentro a causa del morbo. Pronti a chiedere giustizia e a farne valere i diritti.