Giornalista d’inchiesta e di cronaca, ex volto noto di Mediaset con cui ha lavorato in diversi programmi tv e nella redazione del Tgcom24, è ormai un punto fermo di professionalità e cultura per gli italiani a New York City. Francesca Di Matteo, da 7 anni nella Grande Mela impegnata per la promozione dei brand italiani negli Usa e traduttrice, è stata recentemente premiata a Ischia con il riconoscimento Approdi d’Autore, giunto alla sua ventesima edizione, sotto l’Alto Patrocinio del Parlamento europeo. Per la sua instancabile “attività di giornalista d’inchiesta e nel sostegno della promozione della cultura dell’immigrazione italiana in America e in Italia” la motivazione che ha inorgoglito la giornalista di origine abruzzese. L’abbiamo intervistata:
Vincitrice speciale della ventesima edizione del Premio Approdi d’Autore ad Ischia per l’impegno come giornalista d’inchiesta ma non solo… Si, un premio che mi hanno assegnato per la mia carriera giornalistica trascorsa nei giornali cartacei prima e in Tv, a Mediaset, poi. Mi sono occupata di diversi casi di cronaca nera nazionale da Yara Gambirasio a Melania Rea, e ho realizzato diverse inchieste giornalistiche, tra le quali spiccano quelle su una ong – organizzazione non governativa – che operando in Africa negli anni ’80 e ’90 e in Italia recentemente, ha rubato, con un meccanismo molto preciso, soldi dai fondi europei e a privati cittadini, senza mai portare a termine i progetti. E poi il premio ha interessato anche la mia nuova attività oltreoceano.
Ecco raccontaci meglio questo tuo nuovo impegno in Usa, a New York precisamente, dove ti sei trasferita sette anni fa. “La motivazione del premio recita: “in quanto giornalista di inchiesta, traduttrice, nel sostegno e la divulgazione della cultura italiana oltreoceano e nella promozione della cultura dell’immigrazione italiana in America e in Italia”. Da anni oltre al mio lavoro di giornalista, ho fondato una società di comunicazione StrategicA Communication che si occupa di promuovere brand italiani sul territorio newyorkese. Lo facciamo a trecentosessanta gradi e ci occupiamo di qualsiasi tipo di brand, dal food & wine al design, tecnologia, fashion, cinema, arte, start up. Organizziamo anche molti eventi culturali, per la comunità italiana e italoamericana attraverso quella che abbiamo chiamato Italian Community Resource Fair, una fiera dove gratuitamente vengono offerti servizi ai nuovi e vecchi expat”.
Di cosa si tratta esattamente? “Di un’intera giornata in cui gli italiani e gli italo-americani che vivono a New York hanno l’opportunità di parlare con dei professionisti di diversi settori: dalla consulenza di un “accountant”, un commercialista, per gestire la doppia tassazione Italia-Usa o aprire una società, all’opportunità di parlare con un avvocato legale e un avvocato per l’immigrazione, per consulenza sia penale che civile sui visti o su come richiedere la green card: è stata data anche l’opportunità di parlare con un esperto immobiliare per trovare casa in affitto o in vendita a New York e in Italia, così come con una consulente in traduzioni certificate, e un’esperta di assistenza sanitaria gratuita, grazie a una rappresentante mandata direttamente dal sindaco di New York”.
Un servizio davvero importante e soprattutto utile per la grande comunità italiana e italo-americana. “Un progetto che ha riscosso molto successo e applausi da parte della comunità ma anche dalle istituzioni tutte, dal Consolato all’Italian Trade Agency. Oltre a Italian Community Resource Fair, durante il covid, ho lanciato un programma streaming, Our Voices in cui periodicamente do voce alle eccellenze italiane e italo-americane presenti in America, e agli italiani sparsi in tutto il mondo dall’Italia al Brasile, all’Argentina, al Canada etc. Si raccontano nuove iniziative, brand noti o appena nati, idee innovative, si ascoltano professionisti ed esperti di vari settori. Ed ultimamente l’ultimo progetto ha riguardato la creazione di Your Italian School, una scuola soltanto online”.
Da dove nasce quest’ultima iniziativa? “Nel periodo del lockdown, la gente si è resa conto di quanto sia utile e importante l’educational e ha iniziato a coltivare passioni che prima aveva accantonato. Tra queste, l’apprendimento di una nuova lingua e l’italiano è diventata tra le più gettonate al mondo. L’interesse coinvolge non solo chi ha delle radici italiane ma anche gli stessi americani che hanno scoperto un amore incredibile per il Belpaese. La comodità di apprendere ovunque e con un semplice click – il nostro slogan, infatti, è “Learning Everywhere” – ha reso l’idea vincente. Oltre ai corsi di lingua classici e quelli utili per i turisti in vacanza, offriamo traduzioni certificate dall’italiano all’inglese e viceversa, servizi di doppia cittadinanza, preparazione esami certificati di cittadinanza italiana, acquisto di case in Italia, consulenza su possibili trasferimenti in età pensionistica nel nostro Paese”.
Quale è stato il tuo percorso prima e dopo, ossia da quando sei arrivata a New York e le differenze. “Dai giornali cartacei sono passata alla Camera dei Deputati, dalla politica alla tv con la cronaca nera e il giornalismo d’inchiesta. Sono stata per tanti anni, inviata di Mediaset e poi conduttrice dei telegiornali, nonché responsabile della messa in onda. Quando sono arrivata a New York ho continuato a lavorare con l’Italia con giornali e tv ma anche con televisioni internazionali. Poi New York mi ha dato una spinta in più. È una città dove non ci si può fermare e dove le idee esplodono e la meritocrazia esiste. Ho sentito il bisogno di essere partecipe nella comunità italiana e in quella italo-americana che ho scoperto, amandola profondamente, solo stando sul territorio. E così sono nati tutti questi progetti, compreso l’insegnamento alla scuola delle Nazioni Unite, la Unis, e la traduzione di un libro presentato ultimamente alla Camera dei Deputati”.
Un libro che parla di una storia di un emigrato italiano all’inizio del ‘900 con un evento alla Camera dei Deputati sulla vecchia e nuova immigrazione italiana in America. Come sono i nuovi emigrati? Cosa fanno e quali aspettative li motiva a stare lì? “Oggi, a differenza di allora, ci sono i famosi cervelli in fuga, che non scappano da fame guerra e povertà; noi arriviamo con trolley di marca e non con valigie di cartone; in aereo e non ammassati su navi mercantili; abbiamo diverse lauree al seguito o comunque un alto livello di educazione scolastica. Inseguiamo anche noi il sogno americano, una carriera più veloce e una gratificazione maggiore rispetto a quella che ci viene offerta in Italia. Siamo visti in America come delle eccellenze in qualsiasi campo. Pensiamo solo alla ristorazione e al lavoro dei tanti in questo settore, come Fabio e Ciro Casella due fratelli che da anni sono proprietari di diversi locali nell’upper East Side, a Manhattan, tra cui il famosissimo ristorante-pizzeria San Matteo, una pizzeria napoletana che promuove la cucina italiana come storia, radici, lingua, stile di vita, patrimonio culturale; oppure pensiamo alle società di importazione e distribuzione come Shipping Service Italia, di Alessandra Fremura che ogni giorno offre prodotti italiani autentici sul territorio newyorkese in particolare e americano in generale; oppure il lavoro degli accountant che sbrigano grattacapi burocratici come lo studio Crocenzi & Pfau, dove Giampaolo Crocenzi da oltre vent’anni a New York gestisce brillantemente moltissime società americane istitutite da italiani. Ecco questa nuova generazione di immigrati ogni giorno dimostra valore, tocca con mano il sogno americano e promuove l’italianità”.
Quanto può dare un italiano oggi alla società usa? “Molto, moltissimo. Siamo visti come persone preparate, competenti, grandi lavoratori, con idee brillanti, bravi nel problem solving che spesso manca alla formazione troppo schematica degli americani. Insomma, siamo davvero un valore aggiunto che ci viene riconosciuto ij ogni occasione e che è iniziato grazie al grande lavoro reputazionale che nel corso della storia, gli immigrati italiani hanno costruito a fatica nonostante i vecchi pregiudizi e le discriminazioni”.
Torneresti mai in Italia? “L’Italia è il Paese più bello del mondo. Un Paese unico, dove la bellezza, l’arte, la cultura, la diversità linguistica e culinaria viene respirata e vissuta in ogni angolo di un territorio autentico anche nella sua speciale forma a stivale. Dalla grande città al piccolo borgo antico, dalle alpi ai laghi, al mare più cristallino, la biodiversità del nostro territorio ne racchiude la straordinaria ricchezza. Se solo si riuscisse a far funzionare bene questo Paese… purtroppo non c’è meritocrazia, la raccomandazione e la scorciatoia rappresentano ancora il metodo migliore per riuscire ad occupare un posto di lavoro. La difficoltà nel mettere in pratica idee innovative o la difficoltà nel reinventarsi; il welfare ancora con tanti vuoti da colmare; la figura delle donne nell’ambito lavorativo e in famiglia dove la strada è, ahimè, ancora lunga; gli stipendi troppo bassi per eccellenze che all’estero verrebbero apprezzate e gratificate anche sul piano economico. Potrei continuare nella mia lista ma a me piace restare con l’idea che sia Il Paese più bello del mondo ed è per questo che ci torno volentieri in vacanza. Mi godo il bello del mio Paese meraviglioso e lo promuovo oltreoceano.