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Il femminicidio di Johanna, una storia purtroppo già vista

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«Non le farei mai del male», «Non so dove sia finita», «Sì, l’ho strangolata durante un gioco erotico… non volevo e l’ho gettata in un fosso». Bugie su bugie quelle d Pablo Heriberto Gonzalez Rivas, l’operaio di 48 anni originario del Salvador che ha ucciso la sua compagna da sei anni Johanna Nathaly Quintavilla Valle, 40 anni, nella notte tra il 24 e il 25 gennaio. Le sue bugie hanno cercato di nascondere l’ennesimo femminicidio avvenuto in un appartamento “normale” di una coppia apparentemente “normale” nella zona della Bicocca a Milano.

Come spesso è accaduto, tutto inizia con la denuncia di una donna scomparsa. È il 25 gennaio e il datore di lavoro di Johanna, un medico, al figlio della quale lei fa da baby sitter, allerta le forze dell’ordine e le amiche della donna. Sono loro che insistono: dove è Johanna? Il compagno dice prima che aveva “minacciato” il suicidio, poi che è uscita per andare da un’amica, ma non è così, non può essere sparita nel nulla. Lui, che vive con lei da sei anni e ha una ex moglie in Salvador e forse anche un’altra amante, finge che sia uscita volontariamente con documenti e pochi vestiti per andare chissà dove, forse da un’amica. Manda messaggi all’amica dal suo telefono. Ma l’amica capisce che c’è qualcosa che non va. La denuncia di “allontanamento volontario” ai carabinieri l’uomo la fa solo dopo una settimana. I militari del Nucleo Investigativo Omicidi di Milano, guidati da Antonio Coppola e dai pm Alessia Menegazzo e Letizia Mannella, le stesse del caso Giulia Tramontano, hanno già capito. Purtroppo si teme che Johanna sia finita come Giulia e come tutte le altre Giulia. Lo seguono, lo accerchiano, mettono sotto controllo telefoni e esaminano le telecamere di sorveglianza di quella notte. Prima lo indagano e poi lo fermano. C’è un video che lo riprende quella notte mentre carica un borsone pesante in auto e poi va verso l’Adda. Come Alessandro Impagnatiello ripreso la notte dopo il delitto mentre esce dal box con sacchi sospetti.

Ma pablo resiste fino al 7 febbraio quando ammette qualcosa. No, non è una confessione perché non ha detto ancora la verità e non ha ancora detto chiaramente dove ha portato la povera Johanna chiusa in un borsone da palestra. Un gioco erotico, e chi ci crede? Nessuno, è l’ennesima bugia, figlia di un meccanismo che purtroppo abbiamo imparato a conoscere bene. Gonzales, emerge pian piano dalle testimonianze di chi conosceva bene Johanna, probabilmente non riusciva più a gestire una situazione “sentimentalmente affollata” e probabilmente messo alle strette dalla donna, che tutti descrivono come solare, serena e risolta, l’ha eliminata. Perché nascondere il corpo, se davvero si è trattato di un “gioco erotico”, come dice lui? È chiaro che quel cadavere, speriamo venga trovato preso, parlerà e dirà la verità di Johanna. Ennesima donna uccisa da chi credeva potesse amarla e proteggerla. Ennesima donna innamorata dell’uomo maligno sbagliato.

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Laura Marinaro
Laura Marinaro
giornalista professionista e scrittrice specializzata in cronaca nera e giudiziaria con master in scienze forensi e sopralluogo sulla scena del crimine ha pubblicato Yara Autopsia di un'indagine (Mursia) e il romanzo giallo Maremoto a Varigotti (Mursia)
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