Oltre 200 illustrazioni realizzate in punta di pennello nelle aule di giustizia. Andrea Spinelli , 34 anni, è il rimo illustratore giudiziario italiano e noi cronisti abbiamo imparato ormai a conoscerlo. Durante le udienze più importanti Andrea si siede, apre la valigetta con il necessario e disegna ciò che accade: la deposizione dell’imputato, le arringhe, le requisitorie. I volti, i gesti dei protagonisti dei processi prendono colore e vita con acquerello, pastello, grafite, china. Il courtroom sketch artist, illustratore giudiziario, e una figura molto nota nel mondo anglosassone e oggi è finalmente anche tra noi, con un modo diverso di fare cronaca giudiziaria.
Lunedì 12 maggio si inaugura la mostra “Il Testimone. Ritratti dal vivo dalle Aule di Giustizia” nell’atrio della Corte d’assise d’appello al Palazzo di Giustizia di Milano. Promossa dall’ordine degli avvocati e dal tribunale, è visitabile fino al 23 maggio e racconta per immagini quel percorso artistico tra udienze e processi partito 3 anni fa.
“La mia curiosità per questo mondo è nata guardando un documentario true crime su un caso che aveva scosso molto le mie zone, quello delle Bestie di Satana”, racconta il live painter. Poi, l’idea. “Un amico un giorno mi dice: ‘se entri con dei pennelli e dei colori in un’aula di giustizia, sicuramente fai una cosa mai fatta in Italia’”.
E in effetti è così, nonostante all’estero i courtroom sketch abbiano una storia di tutto rispetto. L’illustrazione giudiziaria è conosciuta negli Stati Uniti sin da metà ‘800; le primissime illustrazioni giudiziarie risalgono alla fine del ‘600. In Europa tra i più noti illustratori giudiziari c’è Maurice Feuillet, che a fine ‘800 segue il processo allo scrittore Émile Zola, accusato di diffamazione nei confronti dell’esercito francese, in pieno affare Dreyfus. Esistono ancora oggi artisti di una certa fama, sfuggiti alla prepotenza visiva dei nuovi media, come gli statunitensi Arthur Lien e Jane Rosenberg.
In Italia gli “schizzi” dei processi non hanno mai attecchito. Le illustrazioni de La Tribuna ci si avvicinano, ma i disegnatori del noto settimanale andato in stampa dal 1890 al 1969 coprivano i principali fatti di attualità, e non solo la cronaca giudiziaria. E poi, le illustrazioni – come quelle del processo sullo scandalo della Banca romana, a fine ‘800 – non erano fatte dal vivo. “Nell’estate 2022 – racconta Andrea – ho scritto al presidente del tribunale, Fabio Roja; è stato subito entusiasta dell’idea”. In questi tre anni ha seguito molti processi in Corte d’assise. Processi per fatti di sangue, che scuotono l’opinione pubblica. “È anche un’impresa: se non sei un artista visivo, che usa il colore, l’acquerello … secondo me non è semplice farlo con le parole”, ha spiegato. Come per i cronisti, anche per gli artisti il rischio di voyeurismo o di condanna anticipata è dietro l’angolo. Ecco perché, per Andrea, anche un illustratore dovrebbe coltivare una propria deontologia. “Mi viene in mente quello della madre di Giulia Tramontano, Loredana Femiano, durante il processo ad Alessandro Impagnatiello”, ricorda Andrea. Mentre l’uomo, durante la deposizione, racconta ai giudici la dinamica dell’uccisione della fidanzata, la madre della vittima si alza, si avvicina e inizia a fissarlo. “Ho visto questi due opposti, questo contrasto visivo fortissimo tra loro due – spiega il live painter –; lei si è messa lì, appoggiata alle sbarre della cella, e ha ascoltato il racconto dall’inizio alla fine, senza battere ciglio. Ho pensato ‘non so dove questa donna trovi le forze di fare una cosa simile’. Era evidente come volesse essere presente a quello che veniva detto; ha avuto una forza pazzesca”.