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L’aspirante rapper Moussa Sangare confessa: ho ucciso Sharon Verzeni senza motivo

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Sembra assurdo ed inaccettabile, ma il giallo dell’estate, in un mese si è risolto nella maniera piĂą incredibile. Ad accoltellare quattro volte Sharon Verzeni, la 33enne barista di Terno d’Isola, la sera tra il 29 e il 30 luglio scorsi, è stato un folle sconosciuto che era uscito di casa con quattro coltelli con la sola intenzione di sfogare con un delitto le sue frustrazioni. «Sharon era al posto sbagliato e al momento sbagliato», ha detto il Procuratore di Bergamo Maria Cristina Rota. Era uscita di casa alle 23.45 per fare la solita camminata con jeans e cuffiette nelle orecchie. Giunta in via Castegnate, a meno di un chilometro da casa, in un punto non ripreso dalle telecamere, è stata aggredita dalle spalle da Moussa che alle 00.37, transitando in contromano in bicicletta in quella strada deserta, l’aveva notata e aveva fatto inversione. «Scusa per quello che sta per succedere», le ha detto il trentunenne disoccupato che viveva in un alloggio occupato a Suisio, pochi chilometri dalla sua vittima e non la conosceva. Poi da tergo e senza nemmeno scendere dalla bici, le ha sferrato una coltellata all’addome. La lama è sbalzata fuori e lui ha infierito altre tre volte alle spalle. Poi è fuggito come un siluro verso la campagna, verso Chignolo e poi Medolago, in sella alla bici. Per fortuna altre telecamere lo hanno ripreso. Sharon ha chiesto tre volte perchĂ©, poi ha chiamato il 112 ed è riuscita a dire “Mi ha accoltellato”. Soccorsa, è morta subito dopo. Lui intanto è andato sul fiume Adda a gettare i coltelli e i vestiti e ha sotterrato l’arma sporca di sangue. Ha fatto la sua assurda vita vuota e piena di droga e nulla per quasi un mese cambiando alcuni particolari della bici e tagliandosi persino i capelli. Tante le ipotesi su chi potesse essere l’assassino. I carabinieri però quando hanno capito che non poteva essere qualcuno che c’entrava con la vita di Sharon, fidanzata con Sergio Ruocco e convivente con lui da tre anni, hanno posto l’attenzione su quell’uomo in bici. Hanno visionato centinaia di migliaia di immagini cercando anche sul teritorio il ciclista misterioso. Sono stati due italiani di origine marocchina di Chignolo d’isola ad aiutarli: avevano incrociato Moussa la sera del delitto, verso le 00.30, e lui era sembrato strano: era in bici, aveva uno sguardo minaccioso verso di loro, ma considerato che si trovava davanti a due atleti, ha desistito e ha proseguito la corsa. Sempre per strada ha cercato poi di minacciare con il coltello due ragazzini, ma anche in quel caso ha cambiato idea.

Grazie alle immagini e alle testimonianza lo scorso giovedì 29 agosto  i carabinieri lo hanno rintracciato lo hanno portato in caserma come testimone. Lo hanno fatto riconoscere ai due ragazzi marocchini. Dopo ore di interrogatori e contraddizioni è arrivata la resa, la confessione. «L’ho uccisa senza motivo», ha detto. Assurdo ma vero e possibile per un soggetto come lui. Moussa ha un passato da rapper e cantante con conoscenze importanti nell’ambiente, autore nel 2016 del ritornello della canzone “Scusa” (titolo premonitore) con Ernia e Izi, aveva fatto migliaia di visualizzazioni su youtube. Ma nonostante ciò non riesce a sfondare, nel 2020 parte per l’Inghilterra e poi per gli Usa per cercare fortuna. Non riesce e quando torna è cambiato, distrutto da acidi e droga. Picchia la mamma e la sorella con cui vive, le minaccia con un coltello, tenta di bruciare la casa, viene denunciato, segnalato dai residenti piĂą volte, occupa un alloggio e si esercita con i coltelli con una sagoma di legno. Eppure nessuno lo segue seriamente, nessuno psicologo o psichiatra. La sua malattia, la sua psicosi esplode e uccide comunque lucidamente. Per i carabinieri andava fermato: lo avrebbe fatto di nuovo. Un potenziale serial killer insomma. Adesso vedremo cosa accadrĂ : domani lunedì 2 settembre l’interrogatorio di garanzia.  Il suo legale Giacomo Maj dovrebbe chiedere una perizia psichiatrica. Ma come afferma Luigi Scudieri legale della famiglia di Sharon «Non passi che è stato un raptus, la pena deve essere severa».

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Laura Marinaro
Laura Marinaro
giornalista professionista e scrittrice specializzata in cronaca nera e giudiziaria con master in scienze forensi e sopralluogo sulla scena del crimine ha pubblicato Yara Autopsia di un'indagine (Mursia) e il romanzo giallo Maremoto a Varigotti (Mursia)
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