Ugo Dighero, attore dalle mille sfaccettature e molto conosciuto al grande pubblico convince nei panni di Arpagone, ovvero l’Avaro di Moliere. Il mattatore è in scena al Teatro Manzoni di Milano fino al 2 marzo 2025 nello spettacolo con la regia di Luigi Saravo in coproduzione fra Centro Teatrale Bresciano, Artisti Associati di Gorizia, Stabile di Bolzano con capofila il Teatro Nazionale di Genova.
Un ottimo esperimento di trasposizione nei tempi moderni di un classico della commedia francese che riprende Plauto. Il testo è aderente all’originale con evidenti incursioni nel presente e Dighero è davvero sempre perfetto, mai eccessivamente comico o tragico. La sua è la storia di chi vive per amore solo dei soldi e per quello non riesce a sentire nè a vedere l’amore che lo circonda. È la commedia degli equivoci quella che incanta e provoca risate nel pubblico, ma con un fondo sempre di attualità e di profondità. La scenografia è asettica con delle vetrate che tengono chiusi a chiave gli oggetti e i beni di Arpagone e che ruotano intorno alle scene e ai personaggi. La cassa piena di soldi è nascosta sotto la porta di entrata, appena usciti in giardino, seguendo la più ferrea tradizione della pentola d’oro plautina.Arpagone a volte è in tranche, si sente il cinguettio degli uccelli nel giardino, ogni tanto qualche tuono oltre ai “pueri cantores” che intonano formule economiche, cambiali, tassi di prestito. Una trovata esilarante che stempera l’azione.
Tra gli attori svetta su tutti Ugo Dighero molto improntato sulla parola, a parte nel monologo dell’euivoco sul furto della cassa di soldi. Molto brava la Frosina di Mariangela Torres, e Fabio Barone nei panni di un verace Valerio. Bravi i comprimari Stefano Dilauro nei panni di Cleante insieme a Carolina Leporatti e Rebecca Redaelli che vestono quelli della figlia Elisa e dell’amorosa Marianna di cui sono innamorati Cleante e lo stesso Arpagone. Il finale è forse prevedibile, ma ben congegnato e da gustare: tutti oggi siamo un po’ Arpagone dentro e fuori!