Un pugno allo stomaco che scuote l’anima: così è stata definita dalla scrittrice Lorena Sambruna presente in sala, la rappresentazione teatrale “A tutte le Giulia, ai bambini senza nome” che si è tenuta lo scorso 23 ottobre al Teatro Binario 7 di Monza. Un monologo che affronta con intensità e coraggio il tema dei femminicidi ideato, scritto e diretto dalla giornalista e scrittrice Laura Marinaro.
Le parole e i gesti in scena riescono a tratteggiare la storia delle vittime con una delicatezza che evita il sensazionalismo, ma non indietreggia di fronte alla brutalità della realtà. L’attrice, la monzese Carlotta Oggioni è il “cuore pulsante” della rappresentazione, al centro della scena con il suo garbo e la maestria è capace di trasmettere il dolore, la rabbia e la speranza delle donne che hanno subito violenze o che sono state uccise.
Le parole del monologo sono intense e ognuna scava nel cuore degli spettatori costringendoli ad affrontare una realtà spesso confinata alle pagine di cronaca. La protagonista brilla per la sua capacità di modulare la fragilità e la forza della donna-vittima, rendendola autentica e commovente. Ancora di più grazie a una scenografia è essenziale, con pochi oggetti di scena: una poltrona, uno specchio, un tavolo e due sedie. Il vuoto e il buio intorno, infatti, amplificano la solitudine e l’isolamento che molte donne vittime di violenza domestica sperimentano ogni giorno. Le luci e i suoni sapientemente modulati di Giuseppe Amato accompagnano la narrazione in modo efficace.
Laura Marinaro, che fra l’altro è appena tornata in libreria con un nuovo saggio-indagine firmato insieme alla criminologa Roberta Bruzzone, “Narcisismo mortale – Il caso di Giulia Tramontano” (Mursia), sceglie di non moralizzare, lasciando che siano i fatti a parlare. Tuttavia, l’impatto sociale della rappresentazione è evidente: una denuncia potente della violenza di genere, ma anche un invito a riflettere sulle responsabilità collettive, sebbene la donna-vittima, troppo spesso imprigionata nel proprio ruolo da un gioco psicologico di cui non si rende conto, deve essere la prima a volerne uscire. La domanda resta: cosa facciamo davvero per proteggere queste donne?
A organizzare e promuovere l’iniziativa Tiziana Achilli, presidente di Modoetia Corona Ferrea che ha letto un messaggio di Silvia Moglia presidente del Distretto Nord Ovest di Bpwy Fidapa Italia, insieme a Francisca Albamonte del Consiglio nazionale dello stesso movimento di opinione al femminile che per quest’anno ha scelto “il rispetto” come tema nazionale. «Questo spettacolo deve diventare una bandiera per le donne e anche per Fidapa», hanno detto.
Il messaggio finale è chiaro: basta a voltare la faccia; la tematica del narcisista patologico necessita di essere discussa e affrontata con urgenza, magari con una campagna di prevenzione psicologica che aiuti le donne a capire come riconoscere i segnali del gioco relazionale narcisista-vittima. Ed è stato questo il tema del mini dibattito che si è animato sul palco dopo la rappresentazione: si è discusso dell’importanza del Codice Rosso e delle sfide ancora aperte, alla presenza di alte cariche politiche civili e militari.
Gli avvocati Alfredo Casaletto e Aleandro Crea dello SLC – Milan Law Firm (che ha sostenuto l’evento) hanno sottolineato che il Codice Rosso è uno strumento adeguato e efficace per la protezione delle vittime di violenza. Ha evidenziato che un elemento fondamentale nella tutela delle donne è il ruolo attivo dell’avvocato, che offre supporto e guida durante l’intero percorso legale, garantendo che i diritti delle vittime siano rispettati e tutelati.
La dottoressa Manuela Massenz Procuratore Aggiunto presso la Procura della Repubblica di Monza ha condiviso la sua esperienza, affermando che il Codice Rosso, così com’è, rappresenta una risorsa importante per le vittime. Ha inoltre evidenziato come la sensibilità delle forze dell’ordine verso la violenza sulle donne stia crescendo, permettendo interventi sempre più tempestivi. L’assessore Andreina Fumagalli del Comune di Monza ha poi sottolineato l’importanza della rete che bisogna tessere intorno alle donne, anche a quelle che non vengono necessariamente picchiate o violentate, ma che però subiscono la violenza psicologica di un narcisista maligno. Paola Radaelli, presidente di Unavi, ha sottolineato la potenza del messaggio contro la violenza comunicato con il teatro, ma anche con la mostra di quadri di Sergio Brambillasca “Sui passi della violenza, che portano in Italia, e con la nuova iniziativa contro la violenza che punta sull’importanza dello sport organizzata da Unavi. Osea Coratella di Milano Ortopedia, altro sponsor dell’iniziativa ha chiosato: «Il teatro è un mezzo potente per raccontare la verità con garbo ma noi tutti dobbiamo fare la nostra parte per aiutare le donne a sollevarsi e a liberarsi di questo tipo di uomini». Laura Marinaro, moderatrice dell’incontro, ha offerto uno spunto di riflessione sull’importanza della collaborazione tra il sistema giuridico, le forze dell’ordine e la società civile, per affrontare in modo efficace la violenza di genere, ma soprattutto ha parlato di educazione al rispetto e “al narcisismo”, solo conoscendone i segnali si può evitare il peggio. In definitiva il dibattito ha messo in evidenza l’importanza di una stretta collaborazione tra sistema legale, società civile, associazioni e forze dell’ordine, nonché la necessità di un confronto continuo e costruttivo tra di essi, affinché strumenti come il Codice Rosso possano realmente fare la differenza nella vita delle persone.
Il pubblico attento e interessato ha applaudito insieme alle tante autorità presenti, fra cui il questore di Monza Salvatore Barillaro, i comandanti dei Vigili del Fuoco, della Polizia Provinciale e numerose altre autorità della Provincia. Un saluto speciale da Federico Romani, presidente del Consiglio Regionale che ha promesso: «Questo spettacolo è unico e vogliamo portarlo all’Auditorium Gaber in Consiglio Regionale».
