Un pianto inconsolabile e un dolore immenso da una parte, l’assoluta mancanza di alcuna reazione dall’altra. Da una parte Loredana Femiano, la mamma di Giulia Tranontano nelle braccia del figlio Mario e del marito Franco, dall’altra Alessandro Impagnatiello, l’assassino della loro Giulia e del piccolo Thiago di sette mesi morto nella pancia della mamma. Questa l’immagine che mi porto dentro della lettura del dispositivo della sentenza da parte del Giudice Antonella Bertoja alle 12.35 circa di lunedì 25 novembre. Impagnatiello, ex barman dell’Armani Cafè che il 27 maggio 2023 uccise con 37 coltellate nella sua casa di Senago la sua compagna Giulia e il suo nascituro Thiago è stato condannato all’ergastolo, con isolamento diurno per tre mesi a 7 anni ulteriori per occultamento di cadavere e al pagamento di una provvisionale alla famiglia di Giulia, costituita parte civile di 700 mila euro. Una condanna pesante e giusta attesa da tutto il Paese. Una condanna esemplare comminata il 25 novembre, Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, da due donne togate e dai giudici popolari della Corte d’Assise di Milano. I pm Letizia Mannella e Alessia Menegazzo che nella loro requisitoria avevano chiesto l’ergastolo con isolamento di 18 mesi e 8 anni, comunque possono dirsi soddisfatte dell’esito. Non sono contestati i futili motivi, perchĂ© sono abbietti peraltro, ma questi sono cavilli tecnici che si vedranno nelle motivazioni e che sicuramente alla famiglia della vittima non interessano. Alessandro Impagnatiello ha ucciso e premeditato quel delitto. Ha avvelenato la sua compagna e il suo bambino con il bromadiolone (veleno per topi) ha mentito, ha cercato di cancellare le tracce, ha cercato di “incanerire” il corpo della povera Giulia. Non merita nulla. Nemmeno un cenno da parte della famiglia di Giulia che di lui – quando era il suo compagno – si era fidata. «Non è una vendetta, Giulia non ce la orterĂ indietro nessuno. Ma oggi è stata dura concludere questo percordo, giustizia per ora è fatta anche se siamo pronti all’apello», ha detto papĂ Franco ai cronisti. Giulia e Thiago continueranno a vivere in tutti noi, anche in noi che abbiamo raccontato la sua storia con delicatezza e rispetto, nei murales realizzati a Senago, la cittĂ del nord dove era venuta a cercare il futuro e purtropo ha trovato una morte atroce, nelle azioni di informazione e prevenzione che la famiglia continua a fare senza clamore, nelle scuole in cui si parlerĂ della sua bellezza e del suo coraggio e anche nei convegni in cui – attraverso il racconto di questa storia – si farĂ prevenzione sui pericoli del narcisismo maligno, come quello di Alessandro, che può diventare mortale.