Sono le 00.50 del 30 luglio quando in una tranquilla strada nel centro di un tranquillo paesino dell’Isola Bergamasca, Terno d’Isola, avviene uno degli omicidi più efferati e misteriosi (per ora) degli ultimi anni. Sharon Verzeni, una giovane di 33 anni che lavora come barista al “Vanilla” di Brembate, mentre passeggia viene aggredita e colpita da un misterioso killer con tre coltellate alle spalle e una all’addome. La donna con le poche forze che ha cerca di chiedere aiuto suonando a un campanello ma non risponde nessuno, così chiama il 112 e con un filo di voce dice “Mi ha accoltellata”, poi cade. Viene soccorsa prima da un’auto che passa con due giovani poi dai sanitari del 118 e dai carabinieri. I tentativi di rianimarla sono inutili come la corsa in ospedale. Sharon muore dopo poco. Un’aggressione fulminea, dice il medico legale, in cui Sharon non si è difesa. Sicuramente l’aggressore voleva ucciderla.
Nessuno nella via sembra aver visto nulla. Una testimone dice che ha sentito le urla e la sgommata di un’auto, ma niente altro. Le numerose telecamere della zona non hanno ripreso il momento dell’aggressione che si trova proprio in un cono d’ombra. Il suo compagno, Sergio Ruocco, idraulico trentasettenne di Seriate, è in casa che dorme. Quando la notte i carabinieri vanno da lui dice che non sapeva che Sharon dovesse uscire quella sera e che era solita fare passeggiate serali spesso con lui. Ma quella sera Sharon è uscita in jeans e maglietta alle 23.45 circa dalla sua casa in periferia e una telecamera della via l’ha ripresa. Poi dopo un giro di circa 50 minuti è arrivata in via Castegnate dove è stata uccisa. Da chi e perché?
Le telecamere riprendono una decina di persone nella via quella sera prima del delitto e un uomo in bici in contromano. Ma ancora non sono state decodificate le immagini, al vaglio dei Ros, e non si comprende chi fossero quelle persone. Sono state già sentite e risentite un centinaio di testimonianze tra parenti e conoscenti di Sharon, oltre a residenti di via Castegnate. Sono stati raccolti già 40 profili di Dna per eventuali comparazioni qualora sui vestiti di Sharon si isolassero tracce biologiche interessanti. L’arma del delitto non è ancora stata trovata anche se si tratta di un coltello da cucina a lama importante e alcuni coltelli siano stati sequestrati ed esaminati. Strettissimo riserbo da parte degli investigatori su eventuali risultanze di tutte le attività investigative.
Di sicuro Sergio Ruocco è stato attenzionato malgrado il suo alibi sembri essere di ferro. Nessuna telecamera infatti lo avrebbe ripreso se pure fosse uscito dal retro, e nemmeno un graffio provocato dalla siepe dietro alla casa. Lui ha accompagnato i carabinieri in casa per sequestrare un cellulare e i suoi device (Sharon non aveva un computer), ma anche per fare dei sopralluoghi per verificare non si sa che cosa. Si dice tranquillo e non ha un legale. Un avvocato invece che partecipa agli accertamenti peritali lo ha la famiglia di Sharon, il papà Bruno Verzeni molto conosciuto a Bottanuco dove Sharon era nata, la mamma Maria Grazia, la sorella Melody e il fratello Christopher. Tutti fanno quadrato intorno a Sergio e lui è tornato a vivere da loro per stare più vicino a Sharon e ai suoi ricordi mentre il loro appartamento è sequestrato.
Sharon si era anche avvicinata a Scienthology, attraverso il titolare del bar Vanilla, Luca Bertoncelli che sembra avere un ruolo di primo piano nell’organizzazione. Ma aveva solo partecipato a dei corsi, minimizzano i suoi colleghi, per cui sembra che anche questa pista sia poco percorribile. Comunque i carabinieri hanno sentito Bertoncelli e i colleghi di lavoro.
Un vero e proprio giallo, un rompicapo. Soprattutto perché non si sa molto di ciò che veramente è stato raccolto dagli inquirenti e su quale sia la pista privilegiata. Non resta che aspettare sperando che non ci troviamo di fronte ad un futuro cold case.