È accaduto di nuovo. A Milano, un compagno ossessionato dalla sua compagna, un uomo che crede che l’amore sia possesso e controllo su di lei, la uccide atrocemente quando, probabilmente, lei gli fa capire che quello non è amore e che forse in lui c’è qualcosa che non va. È successo nella tarda serata di venerdì 6 giugno, in un appartamento al quarto piano di viale Abruzzi 64, quando un rogo tremendo ha costretto la povera Sueli Barbosa, 48enne di origine brasiliana, operatrice sanitaria dell’Istituto dei Tumori di Milano e mamma di un bambino di 10 anni, si è gettata nel vuoto per evitare di finire bruciata nel rogo della sua casa ed è morta. A nulla sono valsi i soccorsi arrivati subito perché allertati dai vicini che nel frattempo hanno dovuto fuggire dalle loro abitazioni dopo aver constatato che la porta dell’apartamento di Sueli era chiusa a chiave. Lei non avrebbe potuto salvarsi e questo Micheal Pereira, il suo compagno 45enne, lo sapeva benissimo. Lui, infatti, dopo averla lasciarta morire nel folle volo è andato in un bar vicino a “brindare”. Per fortuna è stato rintracciato e fermato. È crollato dopo ore di interrogatorio anche se- come sempre accade – ha negato l’evidenza e ha raccontato bugie.
Agli investigatori della Squadra Mobile ealla pm inizialmente racconta di essere uscito «alle 23-23.30» per prendersi una birra. Peccato che una telecamera lo ha inquadrato mentre usciva alle 00.49 ovvero pochi minuti prima che scattasse l’allarme, quando la povera Sueli era già disperata. Inizialmente poi lui che da tre anni è compagno della vittima, ma con una ex moglie e tre figli grandi in Brasile, dice di «non escludere» sia stata la caldaia, che «era difettosa», oppure una candela accesa da Sueli.
Bugie la squadra specializzata dei Vigili del Fuoco ha trovato subito sostante accelleranti sul posto. Bugie: lui ha persino dato la colpa a lei che lavavva il tappeto con l’alcol e quindi era colpa sua se dopo aver litigato perché lui beveva, gettando una sigaretta a terra aveva provocato l’incendio senza volerlo. Particolari smentiti dai fatti che non credo facilmente gli eviteranno un processo per omicidio volontario e aggravato dalla crudeltà (le ha inferto atroci sofferenze) oltre che incendio doloso.
Ricordiamo le bugie raccontate da Alessandro Impagnatiello dopo aver ammesso di aver ucciso la compagna Giulia Tramontano (si stava tagliando i polsi mentre affettava le verdure) e quelle di Pablo Gonzales che uccide la compahna Johanna Nataly Quintanilla a febbraio scorso in zona Bicocca, ne fa sparire il corpo e poi racconta che era stata lei ad andare via chissà dove e con chi. Cliché che si ripetono in soggetti apparentemente insospettabili che appartengono a tutti i censi e persino le età, ma dentro i quali cova il germe del narcisismo patologico, della voglia di controllo e – per fortuna – di errori grossolani commessi dopo il delitto.